Adolescenti Caregivers

dicembre 12, 2018 0 Di admin

Si chiamano adolescenti caregivers e sono ragazzi tra i 12 e i 20 anni, a causa di un problema nel nucleo d’origine, hanno la responsabilità di prestare aiuto e sostegno ad altri membri della famiglia.

Il fenomeno evidentemente non è nuovo (purtroppo) ma è di certo nuova (per fortuna) è l’attenzione che riceve; forse a causa delle proporzioni che ora sta assumendo.

Non esistono al momento dati certi sulla popolazione italiana ma, dall’incrocio di altre informazioni disponibili e da una proiezione di quanto si conosce sulla situazione anglosassone, si calcola che il fenomeno riguardi all’incirca un adolescente per ogni classe scolastica.

Si tratta dunque di qualcosa di molto importante del quale occuparsi con la massima urgenza, per evitare ricadute sulla popolazione che potrebbero essere peggiori di quanto si immagini.

L’adolescenza in quanto periodo dell’evoluzione personale, già in condizioni normali è considerata un “fattore di rischio” per lo sviluppo a causa del corredo di incertezze e tentativi messi in atto per l’individuazione di un’identità adulta.

Il giovane che abbandona l’infanzia e inizia a proiettarsi verso il mondo dei grandi, è alla ricerca di sé, di come vuole e deve essere per riuscire ad ottenere approvazione sociale e soddisfazione personale nella sua vita. Ciò comporta quell’insieme di dubbi, indecisioni e insicurezze che si contrappongono agli atteggiamenti sprezzanti del rischio, trasgressivi e a volte irrispettosi, con cui i ragazzi tentano di misurarsi e prendere le misure del mondo in cui sono inseriti.

In questo compito di individuazione di sé, il supporto della famiglia risulta sempre fondamentale. Il ragazzo apprende oltre che dagli insegnamenti teorici, anche e meglio dall’osservazione e imitazione dei modelli a cui è esposto. Gli adulti di riferimento, quindi in primo luogo i famigliari, sono in questa fase dell’esistenza centrali e importantissimi. Rappresentano le figure cui ispirarsi per creare e tentare di essere ciò che si vuole diventare. Sono le persone di cui imitare i comportamenti e assumere le regole, per poi verificarne attraverso le risposte che il mondo ci restituisce, la validità o meno per sé.

Ecco quindi che dove i famigliari non risultano elementi di supporto ma figure fragili da sostenere, ciò significa l’esposizione dell’adolescente ad un profondissimo rischio di implosione; di caduta in uno stato di crisi personale passibile di sfociare in uno dei tanti comportamenti a rischio che le cronache ci hanno abituato a conoscere.

Il ragazzo che rientrando a casa da scuola, non trova ad aspettarlo una madre intenta a preparare il pranzo che gli chiede come va, ma piuttosto una mamma depressa che non ha avuto neppure la forza di alzarsi dal letto per tutta la mattina, è costretto ad un compito evolutivo improprio per la sua età; dovendo diventare lui sostegno di chi dovrebbe sostenerlo. Così pure, la ragazza che assiste impotente agli effetti fallimentari della condizione maniacale del padre, con il codazzo di problemi economici famigliari che magari conseguono alle sue spese azzardate e che partecipa alle liti tra i genitori legate a questa situazione, vive uno stato d’ansia in cui non può costruire in modo equilibrato la sua personalità.

Se infatti queste condizioni possono anche stimolare negli adolescenti capacità di resilienza maggiori di quelle dei loro coetanei più fortunati, al contempo però tolgono loro il diritto ad una crescita serena che garantisca la possibilità di occuparsi di sé e di ciò che le proprie competenze possono affrontare.

Stefania Buoni dell’Associazione COMIP Children Of Mentally Ill Parents affronta e spiega perfettamente questa realtà e ne delinea i tratti, facendo comprendere il carico psicologico che questi ragazzi sono costretti a sopportare.

In un centinaio di pagine il volume della Buoni “Quando mamma o papà hanno qualcosa che non va” disponibile a questo link, spiega come sia importante parlare di sé e cercare aiuto, se si è costretti a vivere una situazione di questo genere, rivolgendosi ad un professionista ed avviando un percorso di sostegno psicologico o di psicoterapia, per affrontare la realtà e riuscire a superarne i traumi che ha prodotto.

Molto importante infatti per evitare i danni futuri creati da situazioni troppo problematiche per essere affrontate da soli, è la prevenzione. Uscire allo scoperto e chiedere aiuto, magari partendo dagli insegnanti di scuola, dai vicini di casa o da qualche parente prossimo che possa attenuare la solitudine in cui l’adolescente caregivers si trova in modo forzato, è importantissimo e può mettere al riparo da problemi psicologici in grado di condizionare tutto il resto della vita.

L’ansia, la paura, il senso di frustrazione così come la rabbia che conseguono al vivere situazioni di questo tipo, possono davvero modificare l’esito di una vita, pregiudicando l’espressione delle potenzialità del ragazzo. Chiedere aiuto o aiutare gli adolescenti a farlo è molto utile ed aiuta ad andare oltre un destino annunciato che può essere ancora modificato per portare ad una maggiore serenità.